Criminal Profiling: cos’è, come si svolge e in quali casi
Arte e scienza ma anche intuito e perfetta padronanza delle evidenze scientifiche: questa è la chiave di lettura del criminal profiling, una tecnica investigativa nata intorno agli anni ‘60 negli Stati Uniti. Grazie al contributo di agenti federali come Robert Kessler e John Douglas e della psichiatra Ann Burgess, la figura del criminal profiler è diventata fondamentale per tracciare il profilo psicologico dei criminali.
I successi di questa tecnica investigativa sono stati numerosi: dall’arresto del famigerato Mad Bomber, al secolo George Metesky, alla cattura di Ted Bundy, il serial killer autore di almeno 30 omicidi.
Cosa si intende per Criminal Profiling?
Per comprendere l’essenza e gli aspetti più importanti del criminal profiling occorre fare un passo indietro. Negli anni ‘30, Ernst Gennat, direttore del dipartimento di polizia criminale di Berlino, conia un termine destinato a cambiare per sempre il volto della criminologia: serienmörder ovvero serial killer. Attribuito nel caso specifico al famoso vampiro di Düsseldorf, questo nuovo sostantivo indica che, dietro agli eventi delittuosi seriali, è nascosta una personalità complessa, sicuramente patologica, formata da tratti e caratteristiche peculiari che la rendono diversa dal resto degli individui.
Alla luce di quanto detto quindi, cos’è realmente il criminal profiling?
La definizione che ne ha dato Howard Teten, un famoso agente federale, ne delinea alla perfezione i contorni e il campo di applicazione. Questa tecnica è essenzialmente un metodo finalizzato all’identificazione dell’autore di un reato tramite l’esame del crimine e del modus operandi integrati dalla consapevolezza che ogni evento delittuoso riflette le scelte e le peculiarità psicologiche dell’offender.
È una metodologia che potremmo definire multifattoriale. Da una parte si avvale dell’osservazione scientifica, dell’analisi puntuale delle prove raccolte sulla scena del crimine; dall’altra utilizza l’intuito del profiler, la sua capacità di offrire una visione d’insieme, quasi sistematica, a una serie di indizi pratici ma anche psicologici, comportamentali e ambientali.
Gli strumenti del Criminal Profiling
L’elaborazione di un profilo criminale quindi è un’ipotesi sull’età, sul sesso ma anche sullo stile di vita e sulla personalità di chi ha commesso un reato. Questa metodologia non è in grado di identificare l’offender ma risulta fondamentale per restringere il campo dell’indagine.
L’azione dei profiler si basa sul principio di scambio di Locard: tra due elementi che vengono a contatto avverrà sempre uno scambio. Proviamo ad applicare tale concetto alle prove raccolte sulla scena del crimine: è impossibile che un criminale agisca senza lasciare traccia della sua presenza. E sono proprio queste tracce a rappresentare l’oggetto dell’indagine del profiler.
Da un punto di vista strettamente pratico, la sua attività si articola in 3 diversi step, che vedremo qui di seguito.
Valutazione delle prove raccolte sulla scena del crimine
Le prove sulla scena del delitto sono di fondamentale importanza perché permettono di esaminare tutte quelle modifiche, volontarie o meno, effettuate dall’offender nell’ambiente in cui ha avuto luogo l’evento delittuoso. L’analisi regala input preziosi in quanto può permettere, ad esempio, di capire se ci si trova di fronte a un criminale organizzato, capace di pianificare e premeditare il reato, oppure se il soggetto è disorganizzato, quindi sceglie a caso le vittime e utilizza come arma un oggetto qualunque.
Studio della vittima
Il ruolo della vittima è essenziale per indagare e comprendere la motivazione dell’assassino e il suo modus operandi. Il rischio per la vittima viene calcolato utilizzando fattori come l’età, lo stile di vita e la professione per stabilire se si trattava di una persona ad alto, moderato o basso rischio.
Case linkage
Con case linkage, o linkage analysis, si intende quel processo necessario per determinare se esistono connessioni o fattori comportamentali distintivi in comune tra due o più casi precedentemente non correlati. Questo è il campo dei “Cold Case”: spesso, grazie all’analisi del criminologo esperto, è possibile trovare degli elementi comuni tra un delitto recente e uno irrisolto del passato.
Chi è il Criminal Profiler?
Il criminal profiler è l’esperto che cerca di individuare e dare un volto al responsabile di un reato attraverso l’applicazione di tecniche specifiche basate su quattro differenti metodi: deduttivo, induttivo, scientifico e geografico. È un professionista a tutto tondo: l’esame del modus operandi, della firma criminale, delle connessioni ma anche della psicologia aiutano a costruire un profilo criminale basato su modelli di comportamento e abitudini.
Per diventare profiler occorre avere una solida formazione alle spalle ovvero una laurea in Giurisprudenza, Scienze politiche o Psicologia, e frequentare un corso di Investigazioni e Intelligence altamente professionalizzante.
Quando si utilizza il Criminal Profiling?
La profilazione criminale è necessaria soprattutto in caso di eventi delittuosi seriali e particolarmente efferati come stupri, molestie su minori, omicidi, rapimenti, incendi dolosi, terrorismo. L’aspetto che lega questi crimini, apparentemente molto diversi tra loro, non è soltanto la serialità ma anche una condizione psicopatologica singolare dell’offender che risulta assente nei reati non seriali.
In conclusione, lo scopo del criminal profiling non è descrivere l’autore del reato ma fornire agli inquirenti preziose informazioni sulle caratteristiche dell’individuo, sull’ambiente nel quale vive e nel quale delinque, sul modus operandi dettato da un peculiare profilo psicologico ma anche sulla temibile evenienza di una reiterazione del reato.