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Vittimologia: cos’è, quando nasce e per quale scopo

Categoria: Investigazioni
Vittimologia

La vittimologia consiste nello studio sistematico delle vittime di reati, analizzando le loro caratteristiche fisiche e psico-emotive, in rapporto al contesto socio-culturale in cui vivono.

Altri aspetti di un’analisi del genere riguardano le eventuali influenze ambientali e la relazione che intercorre con l’autore del crimine, dato che comprendere la vittima consente di analizzare meglio le motivazioni che hanno provocato il danno.

Dare voce alle vittime è poi fondamentale per fare giustizia nei confronti di chi, troppo spesso, sceglie oppure è costretto al silenzio.

Che cos’è la vittimologia?

La vittimologia è lo studio della vittima di un reato (di qualsiasi tipo esso sia), e pertanto analizza i comportamenti, la personalità, i requisiti biologici e psichici e gli aspetti etici, culturali e sociali che la caratterizzano.

Questa disciplina scientifica si pone inoltre l’obiettivo di indagare sul tipo di rapporto intercorrente tra vittima e colpevole, il ruolo assunto da essa nel processo di criminogenesi e le dinamiche responsabili del reato.

Le violazioni commesse riguardano innanzitutto l’integrità fisica e psichica delle persone, oltre ai loro diritti e alla libertà.

Analizzando la relazione che intercorre tra chi compie un reato (colpevole) e chi lo subisce (vittima), la vittimologia prende in esame i seguenti fattori discriminanti.

Fattori predisponenti

Sono quell’insieme di comportamenti che una ipotetica vittima porta in sé, spesso inconsciamente, ma che la rendono un potenziale oggetto di vittimalità. Si tratta di sentimenti come la collera, l’imprudenza, l’avidità, la negligenza e il rancore, che rendono l’individuo più vulnerabile e quindi a rischio.

Occasionalità

Che presuppone condizioni imprevedibili e spesso inconsuete, in cui la vittima si imbatte senza nessuna influenza da parte di fattori predisponenti personali e neppure di premeditazione da parte del reo.

Simbolismo

In alcuni casi le vittime vengono scelte intenzionalmente dal colpevole in quanto rappresentano un simbolo che egli vuole colpire come atto dimostrativo: in simili condizioni le vittime sono definite “preferenziali”.

Trasversalità

È quella situazione che si verifica quando il reo colpisce persone (di solito parenti stretti) vicine alla vittima designata a causa della sua invulnerabilità (ad esempio personalità pubbliche sotto scorta).

Attività

Nella maggior parte dei casi, le vittime vengono colpite durante lo svolgimento della loro attività, quando cioè si mostrano più vulnerabili e quindi maggiormente aggredibili (basti pensare alle Forze dell’Ordine oppure ai rappresentanti dello Stato).

Provocazione

Vi sono alcune vittime, definite provocatrici, che con il loro comportamento arrivano a provocare (in maniera cosciente o incosciente) il colpevole, che pertanto è spinto a reagire.

Quando e come nasce la vittimologia?

La vittimologia nasce, come disciplina autonoma, intorno al 1940, grazie alle opere di alcuni criminologi come Wertham e Mendelsohn, che per primi ne definirono il concetto.

Successivamente altri autori ampliarono l’ambito della vittimologia, considerando la sua applicazione valida non soltanto nei casi tipici di rapporto tra colpevole e colpito, ma anche su tutte le persone che versano in uno stato di sofferenza.

Indipendentemente dalla sua collocazione storica, la vittimologia ha il grande merito di aver focalizzato l’attenzione sul ruolo della vittima nella diade criminale.

La vittima infatti non è soltanto un oggetto, ma piuttosto un soggetto del processo di vittimizzazione, che dipende comunque principalmente da fattori criminogeni.

Secondo tale interpretazione esiste quindi un’eziologia dinamica relativa alla genesi del comportamento criminale (e di conseguenza del rapporto vittima-colpevole).

In alcuni (non troppo isolati) casi la vittimizzazione può trasformarsi in vittimismo e proprio per questo motivo diventa necessario investigare scientificamente sui problemi.

La vittimologia nasce anche per un’altra finalità, che è quella di indagare sulla sofferenza della vittima, che spesso oltrepassa l’episodio vero e proprio, ma si prolunga per tempi molto dilatati.

Qual è lo scopo della vittimologia?

Gli scopi della vittimologia sono i seguenti:

  • identificare la presenza di un danno
  • riconoscere la vittima
  • impostare un piano operativo
  • coinvolgere gli aspetti sociali e culturali collegati
  • procedere con specifiche metodiche.

A tal proposito si può affermare che questa sia una disciplina ad ampio raggio, poiché incentrata non soltanto sull’impatto dell’evento, ma anche sulle conseguenze subite dalla vittima.

Solitamente le vittime hanno bisogno di un percorso di accompagnamento effettuato da professionisti in grado di aiutarle ad elaborare esperienze che, per l’enorme sofferenza causata, spesso vengono rimosse.

Per loro non sempre è sufficiente ricevere giustizia, ma necessitano di una protezione psico-emotiva non facilmente individuabile da persone non esperte del settore.

Differenze e punti di contatto con la criminologia

Vittimologia e criminologia sono due discipline che fanno parte della psicologia legale e che pertanto sono accomunate dai medesimi intenti di indagare a livello psichico sul coinvolgimento mentale delle vittime.

Mentre la criminologia si interessa anche dell’analisi della scena del crimine, delle tendenze patologiche del reo e del contesto socio-ambientale, la vittimologia si concentra soprattutto sul profilo psicologico della vittima e sulla sua relazione con il colpevole.

Secondo alcuni studiosi la vittimologia è una branca della criminologia, mentre secondo altri si tratta di due settori separati tra loro.