Dattiloscopia forense: cos’è e perché è importante nelle indagini
La dattiloscopia forense, ossia l’analisi delle impronte digitali, è diventata un elemento chiave nei procedimenti penali tanto da rappresentare la base di prove sostanziali per l’accusa. La sua utilità però spesso valica il confine delle aule di tribunale.
Perché le impronte digitali sono così importanti?
Una tazza di caffè, la tastiera del pc, una porta, il telefono: quante cose tocchiamo ogni giorno? Ogni volta che lo facciamo lasciamo impressa sulla superficie il segno unico e inconfondibile della nostra identità, ovvero l’impronta delle dita.
Secondo gli esperti, esiste UNA possibilità su 64 miliardi che un’impronta digitale corrisponda esattamente a quella di qualcun altro. Questo vuol dire che siamo di fronte a un’identificazione certa del soggetto perché non esistono due persone dotate della stessa impronta. Nemmeno i gemelli si sottraggono a questa legge biologica.
Questa unicità ha reso la dattiloscopia forense una delle applicazioni più affidabili della biometrica.
Cos’è la dattiloscopia forense?
Alla luce di quanto detto, la dattiloscopia forense può essere definita come la scienza che analizza e interpreta le impronte digitali di un individuo.
Essa parte dall’analisi delle creste cutanee, ovvero quei piccoli rilievi carnosi che si trovano sulle papille dermiche. Sulla superficie delle papille sono presenti una serie di ghiandole sudoripare che secernono un liquido che contiene, ad esempio, una serie di sostanze come il cloruro di sodio o acidi grassi volatili che riescono a riprodurre in maniera fedele l’impronta del polpastrello, una volta che questo ha toccato una superficie.
La dattiloscopia forense e i punti identificativi
Le impronte digitali però non sempre rimangono impresse sull’oggetto in maniera chiara e completa. Questo è il motivo per cui l’analisi si basa sulla percentuale di corrispondenza tra i caratteri generali e particolari di un’impronta.
I solchi e le creste presenti sulle dita creano un motivo unico, uno schema in cui sono riconoscibili una serie di caratteri generali come gli anelli, gli archi e le spirali insieme a una serie di elementi che potremmo definire secondari ma non per questo meno importanti. Tra questi ricordiamo, ad esempio, gli uncini, le interlinee o ancora gli intrecci.
Gli studi condotti nel corso dei decenni hanno dimostrato come gli schemi creati dall’incontro di questi caratteri creino un modello che rimane invariato per tutta la vita di una persona. Pensiamo addirittura che, nel caso di un’ustione severa, la crescita della nuova pelle avverrà esattamente nella cresta esistente, ricalcando quindi l’impronta già impressa nel polpastrello.
Ma attenzione: ogni cresta è collegata alla pelle interna tramite le papille. Se queste sporgenze vengono danneggiate, l’impronta digitale verrà distrutta.
Piccola curiosità: negli anni ‘30, il famoso rapinatore di banche John Dillinger, si bruciò di proposito la punta delle dita con l’acido per non lasciare la sua firma sul luogo del delitto. Peccato che quel poco che rimase bastò a creare una corrispondenza con le impronte conservate nell’archivio della polizia di Chicago.
La tecnica della rilevazione delle impronte
La dattiloscopia forense, prima dell’avvento della scansione digitale, si svolgeva utilizzando due strumenti semplicissimi ovvero carta e inchiostro. Oggi invece sono gli scanner digitali a rilevare l’impronta. La persona appoggia il dito sulla superficie di un lettore ottico e lo tiene fermo per alcuni secondi. Sarà poi il lettore a convertire le informazioni ricevute in un modello di dati digitali.
Le impronte lasciate su una scena del crimine possono essere visibili, create quindi dal sangue o dallo sporco, oppure latenti. In questo secondo caso il sudore e le sostanze oleose presenti sulla cute umana riproducono la struttura a cresta delle impronte digitali su una superficie, pensiamo ad esempio all’arma di un delitto. Questo tipo di impronte non sono visibili a occhio nudo ma hanno bisogno di essere rilevate tramite l’utilizzo di laser, polveri speciali o altre fonti di luce.
Perché utilizzare la dattiloscopia forense
I vantaggi di questa importante tecnica biometrica sono numerosi:
• è precisa e affidabile
• è economica
• può essere ottenuta facilmente
• permette una rapida identificazione senza ricorrere alla prova del DNA
• è necessaria per risalire all’identità di una persona in qualsiasi circostanza (pensiamo ad esempio all’identificazione delle vittime di un disastro)
• consente di accedere a un database internazionale.
In conclusione, l’uso delle impronte digitali nell’identificazione dei criminali è la tecnica più frequentemente applicata nella scienza forense. È stato stimato che la corrispondenza delle impronte digitali nelle indagini penali è presentata nei tribunali anglosassoni cinque volte più spesso rispetto alla corrispondenza del DNA.
Frequentare un corso di dattiloscopia forense, quindi, è fondamentale per acquisire professionalità e competenza in uno dei settori chiave delle investigazioni e dell’intelligence.
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