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Great Resignation: cos'è, perché succede e situazione in Italia

Categoria: News
Great Resignation

La pandemia da Covid-19 ha creato una serie di cambiamenti nella mente e nell'azione di tantissime persone, soprattutto di quanti dedicavano moltissimo tempo al lavoro.

Nel 2021, infatti, a cominciare dagli Stati Uniti, si è cominciato a parlare di Great Resignation, un fenomeno di dimissioni volontarie legato quasi sempre ad un cambio di prospettiva: il tempo chiusi in casa, ha dato spazio a tante riflessioni e per molti è stato il momento giusto per rimettersi in discussione e cambiare il proprio stile di vita.

Non poche sono state le persone che si sono dedicate alle cose che amavano di più, che hanno cominciato a formarsi in campi che, a causa dei ritmi stressanti del lavoro, avevano dovuto trascurare; hanno scoperto non solo il valore del tempo, ma anche il piacere di fare cose di proprio interesse.

Darwin diceva che, in situazioni di difficoltà, sopravvive non il più forte, ma chi è più stato bravo ad adattarsi e per alcuni, la Great Resignation ne è un esempio.

Comprendere, infatti, che esiste un modo diverso di lavorare, che la qualità della vita può essere migliore, che lo stress può essere dimezzato, per esempio con lo smart working, è stata una scoperta per molti.

Anche in Italia, con un po' di ritardo, se ne sono compresi gli effetti.

Vediamo insieme di che cosa si tratta e approfondiamo gli aspetti appena accennati in questa breve introduzione.

Capire quali siano i meccanismi alla base della Great Resignation è importante per le aziende perché consente di comprendere e affrontare, con cognizione di causa, quali possano essere i rischi legati a questo ormai diffusissimo fenomeno.

Cos'è la Great Resignation

Quando si parla di Great Resignation si fa riferimento a quel fenomeno di dimissioni volontarie che molti lavoratori, in tutti i settori e in tanti livelli lavorativi, hanno messo in atto perché l'avvento del Covid-19 ha concesso a tutti tempo per pensare.

Per questo in molti hanno compreso che la vita può cambiare da un momento all'altro e che non può essere dedicata soltanto al lavoro.

Molti, dunque, sono stati spinti a licenziarsi per il desiderio di rendere più equilibrata la vita privata con quella lavorativa o per fare un lavoro più gratificante e meno stressante.

Le aziende ne hanno risentito ed hanno provato a comprendere le motivazioni psicologiche nascoste dietro a queste decisioni per fare change management e migliorare anche la qualità lavorativa delle aziende stesse.

Cause principali della Great Resignation

Tra le cause principali della Great Resignation c'è stata la riflessione personale e la presa di coscienza delle condizioni lavorative di tutti i giorni.

Molte persone stressate che si trovavano anche in burnout non ne erano consapevoli prima del Covid-19 e per quasi tutti, quelli più resilienti, è stata una vera e propria opportunità: comprendere che potevano esistere tempi e spazi diversi di lavoro, ha portato a riflettere su come potersi gestire in maniera più serena, a ricercare nuove possibilità che potessero anche gratificare maggiormente perché più votate verso interessi personali e profondi.

Conseguenze della Great Resignation per le aziende

Se questo è stato un cambiamento positivo per i singoli non lo è stato allo stesso modo per le aziende, le quali si sono trovate a dover far fronte ad una grande mole di licenziamenti volontari e ad un grande malcontento che, loro malgrado, hanno dovuto affrontare e gestire.

Le spese sono aumentate non solo per la ricerca di nuovo personale, ma anche per formarlo adeguatamente, ovviamente rallentando notevolmente i processi produttivi e gli equilibri interni.

Inoltre, il cambio così repentino di risorse umane ha aumentato il rischio di sicurezza interno per i tempi fisiologici di adattamento del nuovo personale.

Numeri della Great Resignation in Italia

Come già accennato il fenomeno della Great Resignation in Italia ha assunto un'importanza notevole, tanto che moltissimi soggetti sono attivamente alla ricerca di nuove possibilità di lavoro.

Molto diffuso soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, tocca tuttavia anche altre generazioni.

Questo perché, nella maggior parte dei casi, la demotivazione e l'insoddisfazione per la scarsa qualità della vita dovuta ad un lavoro stressante ed insoddisfacente, è veramente molto alta.

Non è più un fatto marginale desiderare per sé e per i propri cari uno stile di vita che sia meno ansiogeno e più sereno.

Cosa fare per arginare il fenomeno della Great Resignation

Date queste premesse, lavorare sulla Great Resignation è davvero difficile perché le aziende devono, in primis, comprendere a fondo quali siano i bisogni dei propri dipendenti cercando di salvaguardare il loro benessere fisico e mentale.

Capire bene cosa crea disagio, significa anche prevenire quelle sofferenze che poi possono portare ad abbandonare il posto di lavoro.

Diventa fondamentale, dunque, tenere sotto controllo il clima interno dell'azienda e la employee experience, formando professionisti in grado di identificare e gestire i fenomeni di disagio, compreso lo stress sul lavoro, per garantire all'azienda prosperità e stabilità.